At the end of the day

Isole, Isola della Foca

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    Saba osservò la canoa allontanarsi verso il largo, rimorchiata dall’imbarcazione del padre di Detlan.
    Tutto era silenzioso eccezion fatta per lo stridere dei gabbiani ed i singhiozzi di Rala, l’anziana compagna del guerriero coraggiosamente caduto in battaglia.
    Era un brav’uomo, Namiul.
    Dopo che la maledizione sua e di Lak era stata sciolta, Saba aveva scelto di rimanere sull’isola per stare accanto a Korel mentre la sua controparte era tornata dalla sua tribù nella Foresta Interna – quanto aveva pianto la sua piccola Lince, alla partenza!
    Non era stato semplice adattarsi a vivere sull’Isola della Foca: vi erano molte usanze differenti da quelle della Foresta Aperta da lui imparate in quegli anni di vagabondaggio.
    Era stato come tornare bambino.
    Namiul era stato il suo mentore nell’annodare le reti da pesca. Era a dir poco incredibile il numero di nodi che sapeva praticare quell’uomo!
    Se ci pensava, faticava a ricordare quante sberle sulla nuca si era preso da parte sua: uomo burbero e scontroso, come insegnate era pure più severo.
    Nonostante le botte, però, era comunque finito con l’affezionarglisi.
    Era padre di due gemelli che gli erano però stati portati via, estati prima, dalla terribile malattia che si era poi scoperto essere opera del Divoratore di Anime. Da allora l’uomo non aveva più sorriso, gli aveva raccontato quel gran pettegolo di Asrif.
    Non osare compatirlo, per questo. Nulla lo fa infuriare di più. gli aveva caldamente consigliato Detlan – che Saba aveva poi scoperto essere nipote del suo rigido maestro.
    Il ragazzo se ne stava dritto in piedi poco distante da lui, rigido come una statua di sale, sostenuto da una parte dalla stampella e dall’altra dalla sorella minore.
    Aveva gli occhi lucidi, e si stava mordendo con accanimento il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le lacrime, notò Saba.
    Era molto dispiaciuto per lui: sapeva quanto Detlan volesse bene a suo zio.
    Molte lacrime erano state versate, ed altre lo sarebbero state in futuro perché quella era la guerra.
    Un grande guerriero. lo risvegliò dai suoi rimugini la voce incredibilmente cupa di Asrif. Dicono che prima d’accasciarsi, abbia ucciso tre della Gente infilzandoli con la stessa lancia che gli trapassava le viscere. disse, osservando con sguardo attento le due imbarcazioni sparire contro il rosso sole del tramonto.
    È morto con onore.
    Rala sia era accasciata a terra urlante, strappandosi i capelli.
    Povera donna. Prima i figli e adesso Namiul… sospirò pesantemente Asrif, scuotendo la testa.
    A nulla servivano gli abbracci o le parole delle altre donne. Era sola nel suo dolore.
    Saba distolse lo sguardo da quella scena: faceva troppo male vederla in quello stato.
    La vendicheremo, è una promessa. affermò Asrif, poggiandogli la mano sulla spalla.


    Le onde s’infrangevano sulla sabbia con un fruscio, prima di ritirarsi nuovamente verso l’immensa massa della Grande Madre.
    I gabbiani volavano alti nel cielo che stava pian piano scurendo, emettendo il proprio stridulo verso.
    Saba osservò un cormorano planare sulle onde catturando un pesce.
    Dopo il rito funebre aveva preferito rimanere lì, anziché tornare al campo insieme agli altri.
    Aveva un nodo alla gola e si sentiva soffocare.
    Nascose il volto tra le mani, mentre un lungo sospiro abbandonava le sue labbra.
    Presto anche lui come gli altri giovani sarebbe dovuto salpare verso la terra ferma per andare in guerra.
    C’era chi aveva paura e altri che erano eccitati al pensiero di poter far sfoggio delle loro capacità, ma lui non provava altro che una grande e dolorosa angoscia.
    Aveva degli amici laggiù, molti nella fazione nemica, c’era Lak.
    Incubi in cui l’uccideva lo perseguitavano la notte da diverse lune.
    Si svegliava di soprassalto, sudato, col cuore che gli rombava furiosamente nel petto e la bocca spalancata in un grido silenzioso, il nome della ragazza sulle labbra.
    Allora, rannicchiato nel suo giaciglio, con la testa pulsante ed il cuore stretto in una dolorosa morsa, si ritrovava a piangere senza ritegno, squassato di tremiti come un bambino.
    Alla fine crollava per la spossatezza, ma al risveglio si sentiva forse anche peggio.
    Era terrorizzato dalla possibilità che, mentre lui era lì al sicuro sull’isola, potesse succedere qualcosa a Lak.
    Oh Spirito!, avrebbe ucciso pur di sapere come stesse la sua anima sorella.
    Un tocco gentile sulla spalla lo fece trasalire.

    Edited by Tokorottina;3 - 30/6/2015, 18:34
     
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    Guerra.
    Non si parlava d’altro, sull’Isola della Foca.
    Korel si sentiva distrutta, esattamente come la Pace che, un tempo, regnava tra le Tribù. Ormai sembrava di essere in guerra da una vita… E gli uomini continuavano a cadere.
    Come sempre, alle donne della Tribù della Foca era stato vietato combattere. In realtà, nessuna di loro aveva avanzato la pretesa di imbracciare archi e lance per seguire gli uomini al di là della Grande Madre, verso gli scontri contro la Gente.
    Korel avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di allontanarsi da quella realtà che la stava opprimendo. Aveva pensato più di una volta di scappare con un coltello in mano e andare a combattere, contribuendo alla causa della sua fazione, le Tribù libere.
    Odiava quel nome. Libere da cosa? La guerra non porta altro che sangue e dolore, non certo libertà. E le cose non sembravano essere migliorate per niente: la situazione era di stallo.
    La recente morte di Namiul l’aveva scossa esattamente come tutte le altre morti che l’avevano preceduta. C’erano numerose compagne e fin troppi figli che stavano ancora versando lacrime sui corpi abbandonati alla Grande Madre, per sempre.
    In quei momenti, non poteva non pensare a Bale. Da dopo la sua morte, si era rifiutata di partecipare a qualunque funerale. Non riusciva a sopportare la vista di quelle barche affidate alle onde, senza possibilità di ritorno.
    Ma, almeno, Bale era morto per una buona causa. Aveva sfoderato le armi contro un nemico comune a tutte le Tribù, accantonando le rivalità con quelle della Foresta per riuscire ad estirpare il male portato dai Divoratori di Anime.
    E, invece, ora le Tribù non avevano fatto altro che allontanarsi. Senza badare a chi fosse il vero nemico.
    Come se non bastasse, Korel aveva un’amica in Laklau. Un’amica che avrebbe dovuto odiare solo perché di due fazioni differenti. Come poteva essere possibile? Come aveva fatto l’odio a prendere il sopravvento su tutti i passi avanti fatti durante gli ultimi due anni? Come avevano fatto, le Tribù, a dimenticare cosa significasse la Pace?
    Korel scosse la testa, incapace di continuare oltre il suo lavoro. Stava cercando di levigare una ciotola di pietra in modo da renderla utilizzabile ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era l’assurdità dell’intera situazione.
    Si alzò sbuffando e lasciando il suo lavoro a metà. Non le importava di poter essere sgridata da qualche altra donna, ora aveva solo bisogno di stare sola con i suoi pensieri.
    Anzi, aveva bisogno di Saba.
    Era grata della sua decisione di rimanere sull’Isola. Sapeva quanto stesse soffrendo per Lak, soprattutto considerando quanti pericoli potesse correre la ragazza. Probabilmente era tormentato dall’idea di poterla incontrare. A quel punto che avrebbe fatto? L’appartenenza alle Foche gli imponeva di uccidere chiunque della Gente ma l’amicizia e il profondo legame che condivideva con Lak gli impedivano di assolvere quel compito.
    Korel lo capiva e si rammaricava pensando alla sua totale impotenza in quella situazione.
    Non poteva che rimanergli accanto.

    Dopo una breve passeggiata, Korel vide Saba seduto sulla sabbia. I raggi del sole si rifrangevano sulle onde, ignari del ragazzo dai capelli del loro stesso colore.
    La ragazza affrettò il passo, avvicinandosi sempre di più a quello che, ormai, era diventato un uomo. La fronte corrugata e le preoccupazioni avevano pesato sugli anni di tutti, aggiungendone altri. Come se non bastasse già il tempo.
    Korel posò una mano sulla spalla di Saba quando l’ebbe raggiunto. Il ragazzo trasalì e lei gli sorrise rassicurante, sedendosi a gambe incrociate al suo fianco.
    - La Grande Madre è calma, oggi - commentò rivolgendo gli occhi viola alle onde che lambivano piano la sabbia - Sembra che non sappia cosa stiamo passando -
    Korel avrebbe voluto essere più allegra ma il suo tono di voce aveva tradito la sua tristezza. Il dolore non si può nascondere a lungo.
    - Hai partecipato al rito funebre? - chiese al ragazzo dopo un po’, attendendo la sua risposta.
    - Io non sono riuscita a venire - commentò poi, quasi automaticamente. Le dispiaceva dover ricordare a Saba che non c’era sempre stato lui nel suo cuore ma non poteva nemmeno fingere di non aver mai amato Bale. Non era nella sua natura.
    - Tu… Come ti senti? - gli domandò poi, timidamente. Sperava di riuscire a farsi raccontare i pensieri che, era sicura, tormentavano la giovane mente di Saba.
     
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    Hai partecipato al rito funebre? chiese gentilmente Korel, dopo esserglisi seduta accanto.
    Annuì pian con la testa. C’erano solo le armi e gli oggetti che un tempo gli appartenevano. Quelli della tribù dell’Alga Marina che ce li hanno riportati hanno detto che non ci sarebbe stato modo né tempo per trasportare il corpo fino all’isola. Quello l’hanno bruciato nella foresta assieme a quello degli altri.
    Io non sono riuscita a venire. fu il seguente commento della giovane.
    Da quando il ragazzo delle Foche di nome Bale era morto, Korel non aveva più preso parte alle sepolture.
    Doveva averlo molto amato… anzi, sicuramente l’amava ancora.
    Inizialmente la cosa gli aveva creato non poco fastidio: si era sentito quasi come un sostituto a quell’amore mai nato… ma alla fine aveva compreso, accettato ed imparato a rispettare il dolore della ragazza.
    La sua dolce ragazza dei monti dai tristi e profondi occhi viola. Così bella e, talvolta, così irraggiungibile.
    C’erano volte in cui avrebbe voluto esser capace di leggerle nella mente per vedere cosa la turbava.
    Quella era una di quelle volte.
    Tu come ti senti? lo bruciò sul tempo lei, timida nella sua curiosità.
    Le labbra gli si aprirono in un triste sorriso. Impotente, come un animale in gabbia. sospirò. Ho paura, Korel. Una paura matta… Non voglio combattere, non voglio morire e soprattutto non voglio uccidere per questa causa. scosse la testa. Ho paura di diventare un mostro… non voglio diventare il macellaio di donne e bambini innocenti. Ho paura di cambiare, una volta laggiù. E poi c’è Lak… si prese la testa tra le mani, mordendosi le labbra per trattenere un singhiozzo angosciato.
    Idiota, ma che stava facendo? Perché le stava raccontando quelle cose?
    Perché caricarla di altra angoscia e dolore?
    Era un debole, un codardo… un bambino.
    Un uomo non sarebbe corso a piagnucolare come un infante dalla sua compagna; sarebbe dovuto essere lui il più forte tra i due, quello che avrebbe dovuto proteggere la sua famiglia…
    Sospirò.
    Scusami se sono così… debole.
     
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    Korel si morse il labbro per sopprimere la voglia di imprecare contro l’idiozia delle Tribù quando Saba le disse che non avevano nemmeno recuperato il corpo. C’erano tanti di quei morti che avevano deciso di bruciarli tutti insieme, come se non fossero altro che numeri senza alcun valore. Cosa avrebbero fatto le loro anime, mischiate tutte insieme, così, senza potersi ritrovare?
    Sospirò e scosse la testa, cercando di eliminare quei pensieri. La sua opinione, purtroppo, non avrebbe cambiato nulla.
    Tacque, intenta ad ascoltare le parole di Saba. Già dal tono si poteva intuire la sua profonda tristezza. Ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa che suonava come una profonda delusione per l’impotenza che aveva in quel momento. La consapevolezza di non poter fare assolutamente niente, di dover essere trascinati dal destino verso un futuro che nessuno voleva.
    Korel si ritrovò ad annuire alle parole del giovane, conscia di poterle condividere pienamente. A lei non spettava uccidere ma l’idea di vedere Saba diventare un assassino le tormentava l’animo, divorandolo dall’interno. Non l’avrebbe sopportato. Saba era un guerriero, coraggioso e forte. Ma non era un assassino.
    La ragazza non poté fare altro che posargli ancora una volta una mano sulla spalla, in segno di conforto, sperando che il dolore che provava si sarebbe dissolto a quel contatto.
    Poi, Saba la stupì con le sue parole.
    Incredibilmente, il suo primo istinto fu quello di sorridergli.
    - No, tu non sei debole - iniziò convinta. Il suo sguardo dolce rifletteva il suo tono di voce, calmo e sicuro.
    - Anzi, sei uno degli uomini più forti e coraggiosi che abbia mai conosciuto. E non lo dico solo perché sei il mio compagno - continuò seria - Tutti gli altri pensano di essere degli eroi mentre uccidono persone innocenti e non. E magari lo sono anche, ma nessuno di loro è consapevole dell’errore che stiamo commettendo. Tu, invece, sì. E questa non è debolezza. Avere paura di diventare un mostro non è qualcosa di cui vergognarsi, anzi! È qualcosa di cui andare fieri! -
    Korel finì il suo discorso cercando di trattenere l’emozione. Delle piccole lacrime minacciavano di caderle sulle guance, ma non erano lacrime dovute alla tristezza. Erano più delle lacrime di orgoglio: orgoglio che provava per Saba.
    Ancora si chiedeva come mai un ragazzo del genere avesse potuto scegliere una ragazza inutile come lei. Ma questo evitò di dirlo ad alta voce, per non farsi compatire.
    - È per questo che voglio venire con te, quando dovrai partire in guerra. Voglio ricordarti sempre l’uomo che sei diventato, impedendo a tutto e a tutti di cambiarti - esclamò guardandolo speranzosa.
     
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    La stette ad ascoltare col cuore in tumulto per la gioia e la commozione: non sarebbe mai e poi mai riuscito a ringraziare abbastanza gli spiriti per avergli dato quel bellissimo dono che era Korel.
    Quando lei ebbe finito di parlare non riuscì a trattenersi dal stringerla in un abbraccio, posandole un bacio sulla fronte e un altro a fior di labbra.
    L’amava, eccome se l’amava! Avrebbe voluto gridarlo al mondo intero, far sapere a tutti quanto lui fosse orgoglioso di quella splendida donna che era sua compagna – ancora si chiedeva come una ragazza del genere avesse potuto scegliere un idiota come lui.
    Tutta l’allegria scemò in un attimo quando però l’udì dire È per questo che voglio venire con te, quando dovrai partire in guerra. Voglio ricordarti sempre l’uomo che sei diventato, impedendo a tutto e a tutti di cambiarti, gli occhi meravigliosamente brillanti di speranza.
    Sciolse l’abbraccio, allontanandola da sé turbato.
    Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato; ci aveva ragionato su a lungo, si era perfino preparato un discorso… ma trovandosela ora lì davanti con quel dolcissimo sorriso sulle labbra, tutte le sue argomentazioni per dissuaderla gli scemarono dalla testa, mandandolo nel panico più totale.
    Oh Spirito! Come poteva dirle di no se continuava a guardarlo con quegli occhi?
    Scosse la testa, dandole le spalle: ma che cavolo stava dicendo?! Non che non l’avrebbe portata con sé!
    Sarebbe morto atrocemente tre volte prima d’arrivare ad esporla all’orrore e ai pericoli del conflitto!
    Maledetto lui: perché le aveva confessato quelle cose?!
    Si sarebbe preso a pugni da sé, non fosse risultata una masochistica idiozia.
    Sopirò stancamente, massaggiandosi la radice del naso tra pollice ed indice.
    Lei l’avrebbe profondamente odiato per ciò che stava per dirle.
    No, Korel. Non verrai in guerra con me. disse, voltandosi a guardarla dritto negli occhi, spietato.
    Resterai qui dov’è il tuo posto.
     
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    Korel sorrise felice dopo i baci di Saba. Avrebbe voluto approfondire quel contatto ma non si sentì in grado di spezzare quel velo di dolcezza che si era venuto a creare. Erano talmente rari, attimi come quelli, che desiderava goderseli così, senza modificarli.
    Capì subito la risposta che Saba le avrebbe dato da lì a pochi secondi, non appena sciolse l’abbraccio nel quale l’aveva stretta, ricambiato. Nei suoi grandi occhi viola si spense la scintilla di serenità per fare posto a una luce più buia, più profonda.
    Korel si aspettava una risposta del genere ma sentirla pronunciare da Saba e così duramente, la ferì.
    All’inizio aveva persino sperato che non avrebbe rifiutato la sua idea, in quell’attimo di esitazione che aveva avuto.
    Ma era stato solamente un attimo e, adesso, era svanito nel nulla. Esattamente come la sua speranza.
    Ricambiò fieramente il duro sguardo di Saba. Voleva fissarlo mentre le diceva aspramente che il suo posto era lì.
    Il suo stomaco si contorse a quelle parole, specchio del gusto amaro che iniziava a sentire in bocca. Sapeva benissimo che Saba non era come le altre Foche, che non pensava che le donne dovessero rimanere sulla spiaggia, aspettando il ritorno dei propri compagni, vivi o morti.
    Eppure, non poté non odiarlo per quelle parole, anche se fu solo per un breve attimo. Lei era sempre stata una ragazza calma e ragionevole, non certo molto impulsiva. Perciò, soppresse i propri sentimenti accoltellati e cercò di entrare nei pensieri di Saba, riuscendoci.
    Si aspettava una risposta negativa e sapeva anche il perché.
    - Tu dici così solo perché vuoi proteggermi - disse in un sussurro, aggrottando le sopracciglia e chinando il capo.
    - Apprezzo il tuo gesto, Saba. Davvero - iniziò poi, tornando a guardare i luminosi occhi azzurri del compagno - Ma prova a pensare a come mi sentirei qui, da sola, ad aspettare il tuo ritorno. Prova a pensare a quanto vuote sarebbero le mie giornate mentre passerei ogni minuto della mia esistenza a fissare l’orizzonte, sperando di rivederti ancora vivo, su una canoa per la strada di casa. Come pensi che vivrei, senza nessuno a confortarmi? Anche mio padre è andato in guerra e non è ancora tornato. Non so che fine abbia fatto e… -
    La voce le si spezzò in gola, al ricordo di Kuhr, ancora disperso chissà dove nella Foresta Interna. Erano già due lune che di lui non si sapeva nulla e, a chiunque delle Foche chiedesse, Korel non aveva raccolto alcuna informazione.
    - Non lasciarmi sola qui. Ti prego - mormorò infine, asciugandosi le lacrime con il pollice. Odiava mostrarsi debole ma non poteva nemmeno soffocare le proprie emozioni - Non voglio dover aspettare anche per te. Non voglio sentirmi inutile e impotente mentre tu corri pericoli che nemmeno voglio immaginare -
     
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    Non lasciarmi sola qui. Ti prego. Non voglio dover aspettare anche per te. Non voglio sentirmi inutile e impotente mentre tu corri pericoli che nemmeno voglio immaginare.
    L’abbracciò ancora, stringendola a sé con urgenza.
    Si sentiva un verme, una carogna in putrefazione.
    Come aveva potuto essere così egoista con lei?
    Come aveva potuto non comprendere la sua angoscia, il suo dolore?
    Come aveva potuto essere così cieco da non vedere la disperazione di lei?
    Voleva proteggerla, tenerla lontano e al sicuro dai pericoli, finendo però così col costringerla in una gabbia di angoscia e preoccupazione.
    Scusa… sussurrò, consapevole di come potesse suonare vuota quella parola.
    Si sentiva in trappola.
    Era confuso… cosa doveva fare, allora?
    Qual era la cosa giusta da fare?
    Se solo ci fosse stato qualcuno in grado di dirglielo… ma anche in quel caso gli sarebbe sembrato sbagliato.
    Che situazione assurda…
    Stava forse impazzendo? Molto probabile.
    Assolutamente possibile.
    Quasi certamente.
    Mai come in quel momento l’assenza di Lak sembrò pesargli.
    Lei avrebbe saputo cosa fare.
    Era piccola ed ingenua, talvolta sciocca ed inopportuna… ma certe volte sapeva tirar fuori una saggezza ed una maturità che non sembravano proprie di una ragazza d’appena diciannove estati.
    Improvvisamente un’idea gli balenò in testa.
    Era qualcosa di così assurdo e meravigliosamente strambo, che sembrava quasi esser stato partorito dalla testa di quella di quell’incosciente di Lak, anziché dalla sua.
    Si scostò un momento da Korel, indeciso e un po’ imbarazzato sul come fare ad esporle il suo piano.
    Molto probabilmente gli avrebbe dato del cretino o gli avrebbe riso in faccia.
    Pazienza, aveva affrontato ben di peggio; sarebbe sopravvissuto anche a questo.
    Ti porterò con me disse. ma a una condizione: dovrai vestirti da uomo.
    Gli altri non mi permetterebbero di portarti con me, e poi il travestimento servirà anche ad evitare che gli altri guerrieri t’importunino. si affrettò a spiegare. Conosco gli abitanti di quest’isola e so che non ti farebbero mai e poi mai del male… ma gli altri… Io non conosco quegli uomini, Korel. Non ci sarò sempre per proteggerti. Quando sarò sul campo di battaglia – perché tu non verrai con me, e non tentare di discutere perché ho già deciso. Resterai all’accampamento ad aiutare gli stregoni e i guaritori ad accudire i feriti. Dirò che sei mio cugino Sorle e che sei sordo. Non ti faranno combattere, nel tuo stato – chi mi assicura che qualcuno non cercherà d’approfittarne? A chi non farebbe gola una bella ragazza, insomma? Non a me, certo… cioè… hai capito, insomma! si torturò le falangi delle mani, imbarazzatissimo.
    Sentiva d’incasinarsi con quei discorsi.
    Sospirò.
    Dovrai tagliarti i capelli… al meno un po’. Sono troppo lunghi per essere nascosti sotto un berretto. E poi fasciarti il petto. Ti darò uno dei miei parka. Ti starà un po’ grande, però dovrebbe riuscire a nasconderti il seno.
    Avrebbe fatto di tutto per proteggerla.
    L’avrebbe costretta anche con la forza, se lei si fosse rifiutata.
    O accettava questo compromesso o lui – a malincuore – l’avrebbe lasciata lì sull’isola.
     
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    Capì di essere riuscita a convincerlo non appena Saba la abbracciò di nuovo. Avrebbe voluto restare così per sempre, impedirgli di sciogliere quell’unione per tenerlo accanto a sé, al sicuro, in ogni momento della sua vita.
    Ma Saba doveva adempiere al suo dovere e, di conseguenza, anche lei. Korel doveva essere forte, esattamente come lo era il suo compagno.
    Sorrise dolcemente quando Saba la guardò, aspettando di sentirlo parlare. Il cuore le martellava in petto all’idea di poter finalmente vedere le terre al di là della Grande Madre, anche se devastate dal sangue degli uomini che continuava a scorrere.
    Scosse leggermente la testa quando Saba si scusò, per prima cosa. La scosse per dirgli che non c’era bisogno, che capiva il suo gesto e che non l’avevano ferita le sue parole dure. In realtà, un po’ l’avevano fatto, ma la ragione di Korel aveva preso il sopravvento, facendole subito capire che Saba non intendeva sul serio.
    Infatti, si era addolcito quasi subito.
    Quando Saba disse finalmente che l’avrebbe portata con sé, si trattenne a stento dall’emettere un grido di gioia. Lasciò comparire un ampio sorriso sul suo volto, però. Un sorriso vero, di quelli che si riflettono negli occhi.
    Spalancò le palpebre, sorpresa, quando Saba continuò a parlare. L’idea di vestirsi da uomo non le era mai balenata in mente e si chiese come avesse fatto il compagno a pensarci. Era semplicemente geniale!
    Annuì accondiscendente quando Saba le vietò categoricamente di accompagnarlo al campo di battaglia. Uccidere non le piaceva, nemmeno quando si trattava di cacciare - le poche volte che ci aveva provato - quindi si sarebbe sicuramente trovata più a suo agio nell’aiutare a guarire. Magari avrebbe finalmente imparato qualcosa di magia.
    Una risata cristallina, spontanea, le uscì dalla gola quando Saba inciampò nelle sue stesse parole. Le sue guance erano in fiamme ma lei si stava divertendo un mondo.
    - Sì, sì, certo… Non a te… - lo prese in giro dandogli alcune pacche sulla spalla. Internamente stava bruciando di imbarazzo per il complimento inatteso ma non voleva far notare a Saba quanto le avesse fatto piacere essere definita una bella ragazza, tanto bella da far gola a chiunque.
    Però Saba aveva ragione, era rischioso essere una ragazza in guerra. Gli uomini non sanno trattenere i propri istinti quando si tratta di adrenalina.
    Quando Saba nominò i suoi capelli, Korel si rattristò. L’ultima volta che li aveva tagliati era molto piccola e ora le arrivavano fin sotto il sedere. Era fiera dei suoi lunghi e neri capelli lisci, anche se per anni l’avevano fatta discriminare dalle Foche.
    Ma avrebbe rinunciato a tutto pur di seguire Saba.
    Iniziò lentamente a sciogliere tutti i nodi intrecciati con conchiglie e alghe che aveva accumulato durante gli anni, fin quando ogni ornamento non cadde alle sue spalle, sulla fresca sabbia. Districò un po’ i capelli con le dita delle mani e poi, con decisione, estrasse il coltello di ardesia dal fodero.
    Portò la lama all’altezza desiderata, di poco sotto all’orecchio, modulando la futura lunghezza dei propri capelli.
    Poi, voltò la schiena verso Saba.
    - Fallo tu - disse, sperando che avrebbe accettato il coltello che gli stava porgendo - Dopo, li darò alla Grande Madre come offerta e pregherò lo Spirito di proteggerci -
     
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    Fu rapido nel farlo. La mano salda e decisa.
    Tagliò.
    Una grande tristezza andò a colmargli il petto nell’osservare le lunghe ciocche corvine della sua compagna, ora strette nel suo pugno, mozzate.
    Sapeva quanto lei amasse i suoi capelli, ma era un sacrificio necessario.
    Col tempo sarebbero ricresciuti, belli e lucenti come prima.
    Deglutì: il primo passo verso il non ritorno era stato fatto.
    Le restituì il pugnale e l’aiutò a rialzarsi.
    Avvicinatosi alle onde, v’immerse le lunghe ciocche tagliate: un’offerta, come aveva detto Korel.
    Guardò l’orizzonte, mormorando una preghiera allo Spirito del Mondo affinché li proteggesse, rischiarandogli il cammino in quell’era tanto buia.
    Presto farà buio. Meglio tornare al campo. le disse, tendendole la mano.

    All’accampamento c’era un gran trambusto.
    Tutti quanti i giovani guerrieri si stavano preparando per l’imminente partenza per la terra ferma: un numeroso gruppetto si era riunito attorno al grande fuoco accesso nel centro del campo, facendo una gran baldoria assieme ad alcune ragazze; altri, più discreti, se n’erano rimasti in solitaria per controllare il taglio delle armi o per pregare la Grande Madre.
    Saba ignorò tutti quanti, dirigendosi a grandi passi verso la tenda che da un po’ divideva con Korel – un’altra cosa alla quale non si era ancora abituato.
    La squillante voce di Asrif lo fece sussultare: il giovane cacciatore l’invito ad unirsi a loro, ma Saba si limitò a rifiutare dicendo ch’era troppo stanco.
    Troppo stanco… o troppo impaziente di startene solo con Korel? replicò l’altro ragazzo, suscitando l’ilarità dell’intero gruppetto.
    Saba si sentì avvampare, ma decise d’ignorare la frecciatina: avrebbe avuto tutto il tempo di fargliela pagare, nei giorni successivi.
    La sorella minore di Detlan si fermò un attimo a guardarli, mormorando Korel… i tuoi capelli…?
    Ignorarono anche lei.
    Appena entrati nella loro tenda, il ragazzo iniziò a rovistare tra le sue cose: recuperò un parka, dei gambali, ed un berretto fatto con fili d’erba essiccata intrecciati.
    Poi prese una sacca e vi cacciò dentro tutti quegli indumenti.
    Domani, prima dell’alba, dovrai recarti sulla spiaccia sud. Lì ti cambierai, camuffandoti da maschio. Se mai incontrassi qualcuno lungo la strada, digli che stai andando là per fare delle offerte e pregare la Grande Madre di proteggermi. mormorò, porgendo la borsa a Korel. Aspettami là, nascosta. Verrò a prenderti quando tutti gli altri saranno salpati.
    Sospirò.
    Stava realmente facendo la cosa giusta?
    Korel sarebbe realmente stata al sicuro così?
    Le si fece più vicino, prendendole le mani tra le sue e guardandola dritta negli occhi con intensità.
    Devi promettermi una cosa: se mai io dovessi morire in battaglia, giurami che recupererai tutte le tue cose e tornerai dritta qui, a casa. Giura che non ti farai vincere dall’odio e dal dolore, e che non cercherai di vendicarmi. Giuramelo! le disse, stringendo la presa.
     
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    Korel trattenne il fiato e sobbalzò quando Saba, finalmente, tagliò. Sentì i capelli e parte della sua anima scivolare via da lei, depositandosi sulla sabbia. Non ebbe il coraggio di portare la mano alla testa, conscia del fatto che l’avrebbe sicuramente spaventata quel cambiamento radicale. Non voleva nemmeno specchiarsi in un pozzo d’acqua, per non rischiare di pentirsi.
    Accettò volentieri l’aiuto di Saba e raggiunse insieme a lui la riva. Insieme, mormorarono una preghiera allo Spirito, chiedendogli di accettare quell’offerta e proteggerli.
    La ragazza non si fermò a guardare i propri capelli scivolare tra le onde, voltandosi subito dopo verso il suo nuovo futuro.

    Quando tornarono al campo, cercò di nascondersi il più possibile dietro Saba, per non far notare il cambiamento. La sorellina di Detlan le chiese qualcosa ma lei la liquidò con una dolce frase. Non si sentiva in grado di ignorarla totalmente ma nemmeno voleva spiegarle la situazione.
    Quando si trovarono nella loro tenda - Korel arrossì al pensiero - Saba le diede istruzioni per il giorno dopo. Lei ascoltò tutto, fino a quando non si trovò stretta fra le sue dita, ad ascoltare parole piene di sentimento.
    - Te lo prometto, Saba - rispose sincera, baciandolo appassionatamente subito dopo. Voleva passare la loro ultima notte insieme nel modo migliore possibile, perché il futuro è incerto e pieno di oscurità.

    Korel si risvegliò il mattino dopo baciata dal primo raggio di sole. Saba ancora dormiva e lei non aveva intenzione di svegliarlo. Gli posò un delicato bacio sulla fronte e prese in fretta le sue cose, avviandosi di corsa verso la spiaggia a sud.
    Si vestì in fretta, con urgenza. Il cuore le batteva forte nel petto e sentiva una strana agitazione aleggiare nell’aria. La tensione per l’imminente partenza non si era impossessata solamente di lei ma di tutto l’Accampamento. In fondo, lei e Saba non erano gli unici a dover partire.
    Indossò il parka, controllando che coprisse effettivamente le sue curve, e si pose il berretto sul capo. I capelli corti tendevano a scivolarle da dietro l’orecchio e fu grata di poterli fermare col copricapo. Poi, si sedette sulla sabbia, in attesa dell’arrivo di Saba. Lo sguardo rivolto alla Grande Madre che, fra meno di un’ora, avrebbe abbandonato.

    Perdona l'enorme ritardo ma c'era la mietitura sul forum di Hunger Games ç__ç
     
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    Saba si risvegliò che era l’alba.
    Si mise a sedere, stiracchiandosi tra uno sbadiglio e l’altro.
    Korel non c’era: doveva già essere andata alla spiaggia sud.
    Sospirò, chiedendosi per l’ennesima volta se quella era la cosa giusta da fare.
    Si vestì in fretta, recuperando tutte le sue cose. Uscì dalla tenda.
    C’era già un gran movimento: giovani guerrieri facevano andirivieni dalle loro tende alle canoe, caricandole delle loro proprietà.
    Donne e bambini li assistevano, alcuni pregando altri piangendo.
    Tra loro scorse Detlan.
    Il ragazzo non sarebbe venuto in guerra con loro, a causa della sua menomazione.
    Sarebbe rimasto sull’isola aspettando il loro ritorno assieme alle donne.
    Era crucciato… la sua preoccupazione palpabile.
    Probabilmente, mai come in quel momento si stava odiando per quel suo corpo così… inutile? – no che non lo era, tutti quanti lo pensavano; il problema era convincere il diretto interessato.
    Vedi il lato positivo di questa guerra, Detlan: da domani sarai l’unico maschio disponibile di tutta l’isola. ridacchiò Asrif, mollando una pacca sulla spalla dell’amico.
    Le labbra di questo s’allargarono in un tiepido sorriso. Vedi di non farti ammazzare. Mi mancherebbero troppo le tue cretinate. rispose, immobilizzandolo con un braccio e spettinandogli i capelli co l’altro.
    Saba non poté evitarsi di sorridere di fonte a quella scena.
    Si diresse alla sua canoa, caricandovi sopra le armi, il sacco per dormire ed una sacca piena di cianfrusaglie dalla dubbia utilità.
    Era pronto. Ora non restava che temporeggiare, aspettando che tutti gli altri fossero partiti.

    Il sole era già alto nel cielo quando l’ultimo guerriero prima di Saba abbandonò la spiaggia.
    Non era stato semplice convincere gli altri a lasciarlo lì per ultimo: si era ritirato nella sua tenda, con la scusa del dover pregare.
    Asrif era stato il primo a venirlo a chiamare, e dopo di lui si erano susseguiti altri quattro ragazzi.
    A tutti aveva risposto che non era pronto, che non aveva ancora concluso le sue preghiere.
    Molti avevano insinuato che la sua fosse una scusa per potersela poi svignare, una volta non visto.
    Li aveva ignorati. Che borbottassero pure.
    Salutò Detlan e sua sorella, saltando dentro alla canoa.
    Mise i remi in acqua e in poco tempo si ritrovò già al largo.
    A quel punto, anziché seguire la sica degli altri guerrieri, deviò ritornando verso l’isola, verso la spiaggia sud.
    Korel era là ad aspettarlo, seduta sulla sabbia, intenta a contemplare la Grande Madre.
    Stentava a riconoscerla, vestita con abiti maschili.
    Non poté che gioire silenziosamente di ciò.
    Vieni, sarà una lunga traversata da qui all’inferno. le disse, trattenendo la canoa per permetterle di salire a bordo.
    Una volta a posto, virò con un colpo di remi diretto verso il mare aperto.
    Allora, ancora una volta: tu ti chiami Sorle, sei mio cugino e sei sordo. Parla meno che puoi, a meno che tu non sia costretta. Chiaro? per gli spiriti… gli sembrava d’essere mamma papera.

    Perdona tu il ritardo XD
     
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    Korel iniziava a preoccuparsi. Il suo sguardo si alzava verso il cielo quasi ogni minuto, come per controllarlo. Era lì, ferma in attesa, da un’infinità di tempo. Iniziava a pensare che fosse successo qualcosa.
    Per più volte, si alzò in piedi, mordendosi le labbra per l’indecisione. Avrebbe voluto andare all’accampamento, chiamare Saba per dirgli di fare più in fretta. Ma poi, si costringeva a sedersi di nuovo sulla sabbia e ad aspettare fiduciosa.
    Saba sarebbe arrivato. Non l’avrebbe abbandonata.

    Stava per perdere ogni speranza quando lo vide solcare l’acqua con la sua canoa. Non poté trattenere un enorme sorriso, che le illuminò il volto. Avrebbe voluto urlare il nome di Saba ma si trattenne, per non rischiare di essere scoperta.
    Salì sulla canoa accettando l’aiuto del ragazzo e deglutì quando lui nominò l’inferno. Era talmente eccitata all’idea di lasciare la sua Isola che quasi non si era fermata a pensare a cosa sarebbe andata incontro. Ma ormai era troppo presto per tornare indietro. E non avrebbe sopportato la lontananza da Saba.
    Si decise a salire e, quando Saba diede il primo colpo di remi, si girò per l’unica volta a salutare la sua terra natia. Sperando di poterci ritornare in tempo di pace.
    Annuì quando Saba le ricordò la versione alla quale doveva attenersi.
    - Sarà un po’ difficile riuscire a non parlare ma… Ci proverò - sorrise, tentando di scherzare. Era molto in pensiero per la sua nuova identità e voleva davvero tentare in tutti i modi di mantenerla. Non osava immaginare cosa le sarebbe successo, altrimenti.

    Passarono il viaggio in silenzio. La tensione si avvertiva nell’aria e persino nelle leggere increspature che produceva la canoa sulla superficie dell’acqua.
    D’un tratto, gli occhi viola di Korel vennero richiamati da qualcosa all’orizzonte. Qualcosa di incredibilmente verde.
    Alberi.
    Un’intera foresta si estendeva davanti a lei, per giorni e giorni di cammino. Stentava a credere che potesse essere così vasta da non riuscire a vederne la fine.
    Era meravigliata.
    - E così - disse con voce spezzata dall’emozione - Questa è la Foresta. Il luogo dove sei cresciuto -
     
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    La terraferma.
    Casa sua.
    Annuì sorridendo fiero alla domanda di Korel.
    Il luogo dove siamo cresciuti io e Lak. le distanze s'accorciavano.
    Presto sarebbe andato a combattere sul fronte... sperò con tutto se stesso che la ragazza non si trovasse là, sperò che fosse al sicuro all'interno, nel profondo della Foresta Interna lontana da tutto quell'orrore.
    Tra un po' inizieranno le danze, per noi. E temo non sarà divertente. accennò un sorriso tirato, tanto era teso.
    Sarebbe veramente riuscito ad uccidere un uomo, un nemico, quando se lo sarebbe ritrovato davanti.
    Uccidi o verrai ucciso diceva il detto, avrebbe dovuto applicarlo.
    Tienti pronta: la recita inizia fin da adesso. Nemmeno le altre Foche devono sapere che tu sei qui con me. Ti rimanderebbero sull'isola senza star a sentire obiezioni. disse, mordicchiandosi nervosamente il labbro.
    Già la recita iniziava... e lo stesso valeva per lui.

    Ehi! Ce l'ahi fatta, finalmente! Famo aveva scommesso che te l'eri svignata. Splendido! Mi sono appena guadagnato un nuovo arpione. lo accolse Asrif, sfoggiando un largo sorriso soddisfatto.
    Il solito...
    Saba scese dalla canoa con una agile balzo, tirandola di peso sulla spiaggia.
    Ehi... ehm, chi è lui? l'interpellò il ragazzo notando Korel.
    Si comincia... Lui è mio cugino Sorle. E' sordo, ma ha comunque voluto venire con noi per aiutarci.
    rispose, cercando di mantenere un tono di voce ed un atteggiamento il più tranquillo e pacato possibili.
    Finalmente qualcuno che potrà starti a sentire senza tentare il suicidio dopo i primi cinque minuti, eh Asrif! sfottè uno degli altri giovani guerrieri, scatenando l'ilarità di tutti.
    Tutti ripresero a le loro occupazioni, senza più preoccuparsi di lui e Korel... Sorle. D'ora in poi avrebbe dovuto abituarsi a chiamarla così.
    Un solo passo falso e sarebbe stata la fine del viaggio, per lei.
     
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    Quando Saba nominò Lak, gli occhi di Korel si intristirono. Le mancava davvero e si chiese dove fosse in quel momento e se stesse pensando a loro.
    Annuì cercando di sorridere in modo convincente quando Saba le ribadì che la sua recita sarebbe iniziata presto. Lei respirò profondamente e continuò a farlo fino a riva.
    Quando scesero, vennero accolti dalle altre Foche. Korel si meravigliò del fatto di non essere stata riconosciuta da nessuno di loro. Sorrise trionfante internamente, fiera del suo travestimento e dell’idea di Saba.
    Quando qualcuno fece quella battuta su Asrif, per poco non scoppiò a ridere, mordendosi le labbra per non far uscire altro che un sorriso confuso. Come avrebbe fatto a nascondere le emozioni per le frasi che avrebbe sentito?
    Avrebbe dovuto rifletterci bene.
    Si fece più vicina a Saba, come per chiedergli cosa avrebbero fatto, quando un altro uomo delle Foche si avvicinò a loro.
    - Quella è la tua tenda, Saba - indicò in direzione del confine ultimo della Foresta - Spero non ti dispiaccia dividerla con Sorle. Lui… Non era previsto -
    La smorfia di compatimento dell’uomo non sfuggì agli occhi di Korel. Si chiese se avrebbero tutti avuto un po’ pietà di Sorle oppure se qualcuno l’avrebbe trattato male.
    Scosse leggermente la testa per non pensarci e si avviò verso la tenda, inspirando a fondo l’odore degli alberi. La Foresta era anche più bella di quella che si immaginava, quando la notte non riusciva a prendere sonno. Aveva sognato così tanto quel momento che non riusciva a credere di essere finalmente arrivata oltre la Grande Madre. Quella era un conquista molto maggiore rispetto a tutte le altre giovani donne che, come lei, erano nate sulle Isole. Non poté che sorridere davanti a questo pensiero.
    Appena entrata nella tenda, Korel si concesse un sospiro di sollievo e si girò verso Saba.
    - Sembra sia andato tutto bene - disse talmente a bassa voce che temette di non essere udita dal compagno - Però credo che dovresti dire che riesco a leggere le labbra - aggiunse, stupendosi della sua improvvisazione.
    L’idea le era venuta proprio in quel momento, dal nulla, come una scintilla spuntata fuori all’improvviso.
    - Almeno potrei partecipare un po’ più attivamente ai discorsi - aggiunse con un timido sorriso, sperando nel consenso di Saba.
     
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    Quella è la tua tenda, Saba. Spero non ti dispiaccia dividerla con Sorle. Lui non era previsto. oh se solo uno sguardo avesse potuto uccidere…
    Il guerriero che aveva parlato si ritrasse spaventato, nell’incontrare i suoi occhi brucianti di rabbia.
    No che non mi dispiace. ringhiò astioso, issandosi in spalla la sua sacca e raggiungendo l’abitazione assegnatagli.
    Sembra sia andato tutto bene… sospirò Korel, un mormorio pressoché impercettibile, non appena furono entrati nella tenda. Però credo che dovresti dire che riesco a leggere le labbra. aggiunse facendolo accigliare.
    Almeno potrei partecipare un po’ più attivamente ai discorsi. spiegò sorridendo timidamente.
    Oh, sì, certo. acconsentì immediatamente il ragazzo, stupendosi di non averci pensato prima.
    S’inginocchiò sulle stuoie che erano state disposte a terra, per separarli dalla sabbia, iniziando a svuotare la sua sacca, disponendo le proprie cose in un lato.
    Era ancora nervoso per la smorfia di compatimento che il loro compatriota aveva riservato a Korel.
    Si sentiva un verme a costringerla a recitare quella misera parte… molti l’avrebbero schernita e derisa, senza che lei potesse minimamente replicare.
    Mi spiace per quel che ti ha detto quel guerriero… sono davvero indiscreti. disse, non riuscendo ad evitarsi un ringhio.
    Era sulla terraferma da pochissimo e già avrebbe voluto andarsene via.
     
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